Sud Illustre


 

 

Prospero Caravita patrizio Ebolitano

di Mariano Pastore

 

Le prime notizie sul casato ebolitano dei Caravita, forse di precedente origine spagnola, nella città di Eboli riguardano un Gualtiero e un Giovanni, militi nell’anno 1309. Fino alle sogli del XV secolo si hanno notizie solo su atti di vendita e di acquisti terriere, in questo secolo si presentarono oltre che come militi, anche come grossi commercianti. Facendo studiare i loro figli nelle scuole primarie ad Eboli e poi nei migliori istituti religiosi del napoletano diedero alla cultura sommi uomini che raggiunsero i più alti gradi della società. Nel commercio, spadroneggiarono nella produzione e lavorazione di prodotti agricoli (frumento, leguminose, ortaggi, olio, vino e frutta), e negli allevamenti di ovini, bovini (bufale) ed equini che li arricchì in un modo tale che nel 1500 diventarono tra i commercianti più ricchi del Regno di Napoli.

Nei regesti [1] di San Francesco di Eboli, dalla lettura delle pergamene, si ha la prova della ricchezza raggiunta da questa famiglia; anno 1533 16 febbraio, ind. VI – a. 18° del Regno di Carlo V e della madre Giovanna: … Bernardino Caravita concede un prestito di ducati seicento a Dionisio e Giovanni Melone e a Nicola delle Donne, i quali si impegnano a restituire detta somma in tre anni … . Nel 1541 la principessa di Salerno concede in fitto ai nobili Bernardino Caravita, Giovanni Francesco de Joele e a Gian Pietro de Troiano, la difesa Barizzo di tremila tomoli per il canone annuo di ducati 1300.

Bernardino Caravita, nobile ebolitano, abitava nel palazzo di sua proprietà fatto costruire in vico Rua, dove aveva l’ingresso principale per le carrozze, mentre l’entrata secondaria era in piazza S. Eustachio e Biagio ora largo Prospero Caravita. Ebbe diversi figli, due di essi Prospero e Agostino resero celebre il loro nome diventando, dice il Giustiniani nella sua opera Memorie Istoriche degli scrittori legali del Regno di Napoli, celebri giureconsulti. Dopo aver studiato i primi anni nella loro città, il padre li mandò a completare la loro formazione giuridica a Napoli, dove conseguirono la laurea nelle due facoltà legali. Prospero si distinse come avvocato nel foro napoletano, fu uditore in provincia di Salerno, in seguito fu destinato all’udienza nelle città di Pignola e Stigliano in Basilicata e dopo quattro anni in tutte le province del Regno di Napoli. Fu anche Giudice di Vicaria. Erroneamente Il Giustiniani nell’opera citata dice che si ritirò ad Eboli nel 1567, dove mori. Invece, dalla lapide ancora esistente nella Collegiata di Santa Maria della Pietà, si apprende che morì in Calabria e che il fratello lo portò ad Eboli per la tumulazione.

Prospero Caravita

Nato a Eboli, in provincia di Salerno, nei primi anni del XVI sec., nelle sue opere si definisce patrizio Ebolitano, come è confermato da una lettera di Giovanni Simone Marescalchi. Era a quel tempo monarca Carlo di Borbone che glorificò sotto il suo regno la terra di Eboli chiamandola Città di grazia. All’età di sedici anni, Prospero, dopo gli studi primari nello studentato serafico di Eboli, andò nella capitale del Regno per applicarsi nell’esercizio del foro fin dall’età di quattordici anni. A venticinque anni, si laureò nelle due facoltà legali. Si distinse nello scrivere e nell’arringare, diventando in poco tempo uno dei maggiori conoscitori delle leggi romane e italiche. In breve tempo, fu scelto Uditore della provincia di Salerno, subito dopo anche a quella di Pignola, e Stigliano in Basilicata come si apprende negli scritti di Pietro Giannone. Si distinse così bene da essere eletto Avvocato fiscale, ufficio che esercitò nella città di Salerno e in diverse provincie del Regno. Morì in Calabria come si apprende da una lapide marmorea fatta affiggere dal fratello Agostino e dalla moglie Cornelia Capece nobildonna napoletana nella loro cappella di famiglia Santa Maria della Neve che era posta nell’entrata che attualmente da accesso all’organo nella Collegiata di Santa Maria della Pietà di Eboli. Oggi è rimasta solo la lapide che lo ricorda documentando che morì nel 1570.

Si riporta qui di seguito la scritta della lapide marmorea nella collegiata ebolitana:

PROSPERO CARAVITA - I -C ERVDITISS

IN LVCANIA FISCI PATRONO

PRAECLAREQ: IN PROVINCIA GESTO

MVNERE IN SVPREMO REGNI PRAETORIO

CAPITALIVM CAVSARVM PATROCINIO

A REGE ORNATO SED ANTEQVAM

MVNVS OBIRET APVD BRVTIOS

DVM REGIO SERVITIO

INCOMBIT VITA FVNCTO

 

AVGVSTINI FRATRIS

PIETATE IN PATERNVS SACELLVM

OSSIB: TRANSLATIS

VIX - ANN - XL OBIIT XVI KL. IANVARIA

M. D. L. XX

ET

CORNELIAE CAPIGIAE NEAP.

FOEMINAE LECTISS.

CONIVGIBVS. CONCORDISS.

LVDOVICVS LAVRENTIVS ET MARIN<VS>

FN II MESTISS: PARENTIB<VS> OPT<IMIS>

IMMATVRE ORBATI

AVGVSTINI PATRVI T VTORISQ: IVSSV

CVM LACRIMIS

H. S. PP.


A PROSPERO CARAVITA DOTTISSIMO GIURECONSULTO

ED ILLUSTRISSIMO AVVOCATO DEL FISCO IN LUCANIA:

DOPO AVER SVOLTO NELLA PROVINCIA L’INCARICO

[FU] INSIGNITO DAL RE DEL PATROCINIO

DELLE CAUSE CAPITALI PRESSO IL SUPREMO TRIBUNALE DEL REGNO

MA PRIMA DI COMPLETARE IL MANDATO IN CALABRIA,

MORI’, MENTRE ERA ANCORA FACENTE FUNZIONE

ESSENDO STATE LE OSSA TRASLATE

NELLA TOMBA PATERNA

 

PER LA PIETA’ DEL FRATELLO AGOSTINO.

VISSE PER QUARANTA ANNI E

MORI’ XVI GIORNI PRIMA

 DELLE CALENDE DI GENNAIO [17 dicembre]

 M. D. L. XX

E

A CORNELIA CAPECE

NOBILISSIMA DONNA NAPOLETANA

SPOSI AFFIATATISSIMI

I FIGLI NOBILISSIMI, ADDOLORATI,

LUDOVICO, LORENZO E MARINO,

PRIVATI PREMATURAMENTE DEGLI OTTIMI GENITORI,

SU SOLLECITAZIONE DEL TUTORE AGOSTINO

FRA LE LACRIME

QUESTA EPIGRAFE DEDICARONO. [2]

Nella lapide non compare un quarto figlio di Prospero, di nome Agostino. Apprendiamo della sua esistenza dall’atto del S. Benedetto de Iacobutis, datato il 13 ottobre 1576 in cui si legge:

Il UID Agostino Caravita residente in Napoli, anche a nome del Fratello abate Francesco e di Agostino figlio del defunto Prospero, consegna alla nobile Dianora Sproviero l’importo di quaranta ducati a lei dovuti per un contenzioso discusso nel Sacro Regio Consiglio tra Agostino Caravita e Alessio Sproviero, notaio fratello di Dianora. Banca di Giovan Porzio e Giulio Cesare Cartierio, maestri del Sacro Regio Consiglio.[3]

Lasciò le seguenti opere che ancora oggi sono oggetto di studio:

Un commento sulla prammatica Falsarum testium emanata il 1 Giugno del 1556. Da Ferdinando Alvarez di Toledo, impressa anch’essa nelle stamperie di Eboli nel 1557. In 4 per venir ristampata in Napoli nel 1569 in formato folio con lo stesso commento di Prospero Caravita e col titolo di: Commentaria in pragmatica de enulibus, de fulsis, etc. etc.

Commentaria super ritibus Magnae Curiae Vicariae Regni Neapolis, in quibus fere omnia, quae ad pranim ejusdem Regni pertinent, et quae a caussarum patronis, judicibusq. Desiderari possunt, diligentissime explicantur.

Commentarium super pragmaticam filiorum familias, et prag. I. de enulibus. Eboli per Thomam Riccionum Terrae Laureni, et Jo. Dominicum Nibium de Civitate Campaniae, in aedibus ejusdem D. Aectoris propriis sunti bus, Anno Domini 1557. In 4 – Quest’opera è dedicata a Rodrigo Gomez da Silva primo Ciambellano del Re Filippo d’Austria, Conte di Mileto, padrone della città di Eboli e delle sue terre.

A giudizio unanime degli scrittori e professori di materie legali i riti del Caravita sono i migliori della G. C.. Ciò spiega le numerose edizioni replicate nel corso degli anni. Il Caravita cominciò questo massacrante lavoro intellettuale nel marzo del 1559 e lo portò a termine nell’agosto del 1560. Secondo Gregorio Grimaldi, di quest’opera uscirono edizioni stampate a Venezia negli anni 1565. 1572. 1579. E 1586, con aggiunte del Caravita e di altri autori.

Apud Valerium Bonellum. Neapoli 1620. Apud Scipionen Boninum; in quest’ultima vi sono i commenti di Annibale Troisi, di Gio. Francesco Scaglione, con le addizioni di Costantino Papa e con l’aggiunta dei Riti della nostra Metropolitana Curia con i commenti dell’Abate Alberico Oliva, e le annotazioni con i sommari dell’Abate Girolamo Campanile giureconsulto napoletano, e Protonotario apostolico.

Pragmaticae, aediecta, ac regiae ordinationes Regni Siciliae citra Farum, et reformationes tribunalium in unum congestae per clarissimum U. J. D. Dominum Prosperum Caravitam Patricium Ebolitanum, et in provinciis Principatus citra, et Basilicatae Regnii Fisci patronum. Baptistae de Christophoro, et sociorum sumptibus.Matthias Cancer excudebat Neap. Die XII. Mens. Novemb. 1566. in folio. La stessa con aggiunte di pragmatica fu riprodotta … Neap. Apud Horation Salvianum 1590 in 4.

Additiones super Decreto … quae quidem quam fint in theorica, et praectica utiles, imo vero necessariae, facile ex eo cognosci porest, cum in eis fere omnia quae desiderari possent, summa quadam, et brevi compendio, contineantur. Unde etiam clare patet, qualis et quanta fueris hujus nobilis viri doectrina labor, et studium, cum haec talia nisi a peritissimis et sapientissimis viris, scribi non soleant. Venetiis apud Juntas 1605. In 4.

Additiones super sexto, etc. etc. come l’opera precedente. Venetiis apud juntas 1605.

Additiones super Clementinis. Venetiis apud Juntas 1605.

Additiones ad decisiones Matthaei de Affliecto; anche di quest’opera ne uscirono in stampa varie edizioni.

Agostino Caravita

Fratello di Prospero, anche lui nato nei primi decenni del XVI secolo, segui l’esempio del fratello maggiore appena laureatosi in giurisprudenza per diversi anni esercitò nel foro, fu creato prima Giudice della Vicaria Civile, poi nella Vicaria Criminale, che sostenne per parecchi anni come avvisa il Presidente de Franchis. Nel 1577 passò nel S. R. C. lo stesso de Franchis ci da notizia che nel Dicembre del 1576 fu nominato consigliere insieme a Ferdinando Fornari prendendone possesso solo il 1 Aprile dell’anno dopo per alcune controversie sorte sulla sua promozione. Godè per poco tempo di questa nobile dignità, perché mancò di vivere il dì 23 Agosto (secondo alcuni venne a mancare nel mese di Giugno) 1580. Lasciò come il fratello pregevoli opere per i futuri uomini dotti del foro, sono da ricordare:

Additiones novae ad quasdam leges Codicis, Venetiis apud juntas 1602.

Additiones super Decreto admodum illustris, ac celeberrimi juriconsulti D. Augustini Caravita patritii Ebolitani … Venetiis apud Juntas 1604.

Mariano Pastore

Bibliografia

  • Lorenzo Giustinianei. Memorie Istoriche degli scrittori legali del Regno di Napoli, Simoniana Napoli 1787 Tomo I, pag. 214-219.

  • Cosimo Longobardi. Eboli tra cronaca e storia, vol. I, pag. 357-367. Laveglia Editore 1998, Salerno.

  • Maria Teresa Salvatore. Studi e ricerche su Eboli, pag. 109-159. Laveglia Editore 2002, Nocera Inferiore.

  • Laura Caravita di Sirignano. Un Principe Amico, Napoli, 2001.


Note

[1] Cfr. Carmine Carlone,

[2] traduzione dal latino, è di Carlo Manzione

[3] Cfr. Maria Teresa Salvatore, Prospero Caravita in Studi e ricerche su Eboli, Nocera Inferiore 2010, p. 157


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